AMATRICE – Crollo beni storici, artistici e culturali: di chi sono le responsabilità?

Crollo delle chiese e perdita dei beni storici, artistici e culturali: di chi sono le responsabilità?

Scossa dopo scossa abbiamo assistito al progressivo annientamento di chiese, opere d’arte, elementi storici di pregio e di decoro. L’identità di una popolazione affonda le sue radici anche e soprattutto nel patrimonio storico, artistico e culturale costruito nel corso dei secoli. Eppure, nonostante siano passati oltre cinque mesi, le chiese continuano a crollare e i beni, più volte segnalati dai cittadini, restano esposti alle intemperie con il rischio di perderli per sempre.

Come è stato possibile tutto questo?

È quello che il Comitato Civico 3e36 domanda alle Istituzioni.

Per andare a fondo in questa vicenda occorre però ricostruire gli accadimenti per meglio comprendere se vi siano state delle mancanze da parte degli Enti preposti alla tutela dei beni di valore storico, artistico e culturale.

La prima grande mancanza è da riscontrare nel primo decreto legge, il n.189 del 17 ottobre 2016.

Non furono previsti interventi a carattere di urgenza per la messa in sicurezza dei beni a rischio crollo. La maggior parte dei provvedimenti presi furono a posteriori, cioè dedicati al recupero dei beni ormai compromessi e allo stoccaggio presso i locali dell’Unità operativa depositi temporanei. Per questo motivo molte strutture rimaste ancora in piedi seppur danneggiate, finirono con lo sbriciolarsi a seguito delle successive scosse di fine ottobre 2016.

In seguito all’evento sismico del 30 ottobre, dopo pressanti richieste per lo più da parte dei cittadini, fu emanato un nuovo decreto-legge, il n. 205 dell’11 novembre 2016.

L’articolo 6 del decreto 205 prevedeva interventi immediati sul patrimonio culturale. Il decreto-legge conteneva alcune disposizioni che consentivano di avviare tempestivamente interventi di tutela e ricostruzione del patrimonio storico e artistico danneggiato dagli eventi sismici. In particolare, in merito alla progettazione di interventi per la messa in sicurezza di beni culturali e immobili, era previsto che le pubbliche amministrazioni competenti potessero procedere con affidamento diretto delle progettazioni a professionisti qualificati, senza ulteriore formalità, per importi inferiori a 40mila Euro. Inoltre, per evitare ulteriori danni ai beni culturali e paesaggistici presenti nei propri territori, i Comuni interessati erano liberi di effettuare in proprio gli interventi indispensabili, compresi quelli di messa in sicurezza degli edifici, dandone immediata comunicazione al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Il decreto-legge, valido sessanta giorni e poi non convertito, dava quindi la possibilità alle pubbliche amministrazioni competenti di intervenire per porre in sicurezza immediata tutti quei beni storici e culturali esposti al rischio crollo e danneggiamento.

Dall’11 novembre 2016 si è dovuti giungere alle scosse del 18 gennaio 2017, che hanno ancor più compromesso per quanto possibile il nostro patrimonio artistico e architettonico, per vedere iniziare qualche azione di recupero concreta.

Nonostante ciò pochi, anzi pochissimi, sono a oggi i beni messi in sicurezza.

  • Perché, nonostante il decreto n. 205 dell’11 novembre 2016 concedesse ai Comuni piena libertà di azione per le necessarie opere di messa in sicurezza, il Comune di Amatrice ha tardato ben due mesi prima di agire?
  • Perché sono state ignorate le segnalazioni dei moltissimi cittadini che sollecitavano interventi a tutela dei monumenti? A cosa servono gli appelli allo spirito di squadra e di collaborazione se poi le grida di allarme dei cittadini cadono nel vuoto?

Sentiamo giustificare ritardi e mancanze adducendo responsabilità alla burocrazia e alla mala gestione politica dell’emergenza. In questa occasione sappiamo che la burocrazia aveva sbloccato la macchina a partire dall’11 novembre 2016.

La burocrazia, pertanto, non può essere in questo caso una scusante così come non può esserlo il tema del lutto e della ferita ancora aperta.

Si è tardato ad agire. Buona parte di quel che restava del nostro patrimonio artistico, storico e culturale poteva e doveva essere messo in sicurezza. È andato invece distrutto nei cinque mesi successivi al sisma del 24 agosto.

Ignavia, distrazione?  Da cosa sia dipeso non sappiamo dire, ma ci auguriamo che chi di dovere faccia d’ora in poi tutto ciò che è in suo potere per salvare il salvabile e che le Autorità competenti sappiano, se del caso, sanzionare le negligenze colpevoli.


 

Il documento completo è stato inviato al Comune di Amatrice, alla Regione Lazio, al MiBACT, al Commissario Errani, al Capo della Protezione Civile, e per conoscenza alla Procura e alla Prefettura di Rieti: Comunicato ufficiale [pdf]

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